Stai per dare forma al tuo progetto sportivo. Hai l’idea, la passione, magari già un gruppo di persone pronte a partire con te. Ma arriva subito una scelta cruciale: come costituire l’attività dal punto di vista giuridico? Meglio costituire un’ASD o una SSD?
È una delle prime domande che emergono quando si decide di avviare un’associazione sportiva. Una domanda che tocca aspetti delicati come fiscalità, accesso ai contributi, margini di crescita, responsabilità legale, visione a lungo termine. E se non hai le idee chiare, il rischio è di partire con il piede sbagliato.
In molti si affidano al “si è sempre fatto così”, senza valutare vantaggi, svantaggi e prospettive di ogni opzione. Altri alzano bandiera bianca davanti a norme, codici e acronimi. Ma scegliere la forma giuridica giusta è fondamentale perché condiziona l'assetto organizzativo, amministrativo, fiscale e contabile della tua palestra (o centro fitness/sportivo che sia).
In questo articolo ti guideremo tra le differenze concrete tra ASD e SSD, con un linguaggio chiaro e pratico. Ti aiuteremo a capire quale soluzione fa al caso tuo, in base alla tua attività, agli obiettivi e alla struttura che vuoi dare al tuo progetto. Partiamo dalle basi, senza tecnicismi inutili. Solo quello che ti serve davvero sapere.
Cos’è un’ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica)

Se ti sei già confrontato con chi ha avviato un centro sportivo, una scuola calcio o un’associazione di danza, è molto probabile che tu abbia sentito parlare di ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica).
È la forma giuridica più diffusa nel mondo dello sport dilettantistico italiano, scelta da migliaia di realtà locali per iniziare un percorso organizzato, sostenibile e riconosciuto. Ma il fatto che sia una scelta comune non significa che sia quella giusta per il tuo progetto.
Prima di prendere qualsiasi decisione, cerchiamo di capire bene come funziona un’ASD, cosa comporta a livello legale e amministrativo, e quali sono i reali vantaggi - ma anche i limiti - che porta con sé.
Struttura giuridica: una forma semplice per chi mette lo sport al centro
L’Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) è una delle forme più utilizzate per avviare attività sportive a carattere amatoriale e non profit. Si tratta di un associazione senza scopo di lucro, riconosciuto dal CONI, che nasce per promuovere lo sport come strumento di benessere, socialità e inclusione. È la soluzione più scelta da scuole calcio, centri polisportivi, associazioni locali e realtà che operano sul territorio in modo volontario o semi-professionale.
Come si costituisce un’ASD, in pratica
Per costituirla bastano due persone fisiche o giuridiche e la redazione di un atto costitutivo con relativo statuto, che vanno poi registrati all’Agenzia delle Entrate. Per essere riconosciuta a livello sportivo, deve svolgere un’attività sportiva ben definita, affiliarsi a una Federazione Sportiva, a un Ente di Promozione o a una Disciplina Sportiva Associata, tesserare i propri soci e iscriversi nel Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche (RASD). Le cariche devono essere elettive, l’assemblea dei soci deve riunirsi periodicamente, e tutta la vita dell’associazione deve seguire principi di trasparenza e democraticità. Solo in questo modo può accedere ai benefici fiscali previsti per queste attività.
Cosa può (e non può) fare un’associazione sportiva
Un’ASD ha come scopo principale la promozione dell’attività sportiva a livello dilettantistico. Non si tratta quindi di un’impresa orientata al profitto, ma di un progetto con una forte componente educativa, sociale e inclusiva. Può organizzare corsi, allenamenti, eventi, tornei e collaborare con enti pubblici o privati, ma tutte le sue attività devono restare all’interno dei limiti dello sport dilettantistico. Come ho già sottolineato, i proventi non possono essere distribuiti tra i soci, ma devono essere reinvestiti per finalità associative.
Dunque, non è pensata per vendere servizi al pubblico indistintamente, ma per offrire una o più attività sportive a una comunità di soci e tesserati. Questo modello si adatta bene a realtà locali, inclusive, con una forte attenzione all’aspetto educativo, sociale o culturale dello sport, ma è possibile aprire un’ASD anche per avviare una palestra.
Un regime fiscale vantaggioso, ma con regole da rispettare
Uno dei motivi principali per cui tante realtà scelgono l’ASD riguarda il trattamento fiscale agevolato.Possono optare per il regime forfettario (ex legge 398/1991), con IVA e imposte semplificate, e sono esenti da alcune imposte dirette. Possono anche beneficiare di agevolazioni su IMU, TARI e altri tributi locali, oltre a ottenere contributi pubblici e patrocinio da parte delle istituzioni. Inoltre, le ASD possono accedere ad agevolazioni, contributi pubblici, convenzioni con enti locali e misure di sostegno previste per lo sport dilettantistico.
Ci sono anche vantaggi nella gestione del personale: i collaboratori sportivi, se inquadrati correttamente, possono essere retribuiti in modo semplificato, senza gravare eccessivamente sui costi dell’associazione. Tutti questi benefici, però, sono accessibili solo con una gestione corretta e trasparente, soprattutto a livello contabile.
Un aspetto spesso trascurato nella gestione delle associazioni, invece, è la modalità con cui i clienti o i tesserati pagano i servizi. Eppure, offrire soluzioni di pagamento flessibili può fare una grande differenza, soprattutto per chi vuole aumentare le iscrizioni e la fidelizzazione. Con Qomodo, ad esempio, puoi permettere ai tuoi clienti di pagare a rate, senza interessi né costi nascosti. Tu incassi subito, i tuoi clienti saldano mese dopo mese: un vantaggio per tutti, e un’opportunità per rendere più accessibile la tua offerta.
Limiti e vincoli
Naturalmente, ci sono anche aspetti che vanno valutati con attenzione. L’ASD non può distribuire utili e non può essere gestita con logiche puramente commerciali. Le attività devono essere rivolte principalmente a soci e tesserati, non a clienti esterni. La responsabilità patrimoniale ricade in genere sui membri del direttivo, soprattutto se l’associazione non ha personalità giuridica. Inoltre, ci sono obblighi amministrativi da rispettare: bisogna convocare regolarmente le assemblee, tenere aggiornati i libri sociali, redigere bilanci trasparenti.
Anche la retribuzione dei soci è un tema delicato: chi fa parte del direttivo non può ricevere compensi se non in casi molto specifici e ben regolati. Insomma, l’ASD funziona bene se l’obiettivo è creare un progetto sportivo con finalità sociali, inclusione, promozione territoriale. Ma richiede rigore, trasparenza e una gestione coerente con la sua natura associativa.
Cos’è una SSD (Società Sportiva Dilettantistica)

Hai un progetto sportivo in testa, ma vuoi dargli una struttura più imprenditoriale rispetto a una semplice associazione? La SSD – Società Sportiva Dilettantistica – potrebbe essere la strada giusta. Si tratta di una forma giuridica che unisce l’anima no profit alla solidità delle società di capitali, ed è pensata per chi vuole investire nello sport in modo professionale, pur restando nel perimetro dilettantistico.
Se hai bisogno di un modello più strutturato e stai pensando in grande, la SSD può offrire più strumenti per crescere. Ma proprio perché è una società vera e propria, va gestita con attenzione, competenza e trasparenza. Vediamo come.
Che forma può avere una SSD?
Le SSD possono essere costituite in forma di SRL (Società a Responsabilità Limitata), SPA (Società per Azioni) o anche SNC e SAS, ma nella pratica la SRL è di gran lunga la scelta più frequente. La legge impone che siano società senza scopo di lucro, quindi i soci non possono distribuire utili: eventuali avanzi devono essere reinvestiti nell’attività sportiva.
Per essere riconosciuta come SSD a tutti gli effetti, la società deve essere iscritta al Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche (RASD) e affiliata a una Federazione Sportiva, una Disciplina Associata o un Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI.
Finalità: imprenditorialità, ma senza scopo di lucro
Nonostante la forma societaria, l’obiettivo di una SSD non è il profitto. La finalità è promuovere e organizzare attività sportive dilettantistiche. È uno strumento pensato per chi vuole strutturare una palestra, un centro fitness o una scuola sportiva con regole aziendali, mantenendo però l’orientamento sociale dello sport per tutti. Lo statuto, infatti, deve prevedere l’assenza di fine di lucro e indicare che, in caso di scioglimento, il patrimonio sarà devoluto a fini sportivi.
Agevolazioni fiscali: cosa c’è da sapere
Anche le SSD, come le ASD, possono accedere al regime fiscale agevolato della Legge 398/1991, che prevede una tassazione forfettaria molto vantaggiosa. I ricavi commerciali vengono tassati solo al 3%, l’IVA è ridotta e la contabilità si semplifica notevolmente.
Le entrate da attività istituzionali, come quelle rivolte ai tesserati, sono esenti IVA. Inoltre, le SSD possono ricevere donazioni e sponsorizzazioni deducibili per chi le eroga. Tutti questi vantaggi però valgono solo se la SSD rispetta i requisiti richiesti e mantiene l’iscrizione al RASD attiva e aggiornata.
Obblighi contabili e gestionali
Rispetto a una ASD, la SSD richiede maggiore impegno nella gestione amministrativa. Deve redigere un bilancio annuale, tenere i libri sociali obbligatori, presentare le dichiarazioni fiscali previste dalla normativa, e garantire la tracciabilità dei pagamenti. È inoltre soggetta a tutte le regole previste per le società di capitali, dal Codice Civile al Registro delle Imprese, oltre a quelle del nuovo ordinamento sportivo introdotto dal D.lgs. 36/2021.
ASD o SSD: differenze principali

Ora che abbiamo visto cosa sono una ASD e una SSD, è il momento di confrontarle punto per punto. La scelta tra le due non è solo una questione meramente burocratica: influisce sul modo in cui gestirai la tua attività sportiva, su come affronterai i costi, i controlli, i rischi e le opportunità di crescita. Qui di seguito analizziamo le differenze più rilevanti per aiutarti a capire quale forma è più adatta al tuo progetto.
Due identità giuridiche, due modi di stare sul mercato
La prima grande distinzione riguarda la personalità giuridica. La ASD, se non ottiene il riconoscimento giuridico (opzione più frequente), non ha piena personalità giuridica: vuol dire che, legalmente, non è distinta dalle persone fisiche che la compongono.
La SSD, invece, è una società di capitali con piena personalità giuridica: è un soggetto autonomo, distinto dai soci, con una propria identità legale. Cosa significa, in pratica? La SSD si muove come un’impresa a tutti gli effetti, la ASD resta più vicina a una realtà associativa.
Responsabilità patrimoniale: chi risponde in caso di problemi?
Un punto spesso trascurato, ma fondamentale, è la responsabilità patrimoniale. Nella ASD non riconosciuta, gli amministratori (come il presidente o i membri del consiglio direttivo) rispondono con il proprio patrimonio personale per le obbligazioni dell’associazione.
Nella SSD, invece, la responsabilità è limitata al capitale sociale: i soci non rischiano i propri beni personali, a meno che non compiano gravi irregolarità.
Utili sì o no? La questione dei ricavi
Sia le ASD che le SSD devono operare senza scopo di lucro. Tuttavia, la SSD – pur essendo una società – non può distribuire utili ai soci se vuole mantenere le agevolazioni fiscali. Gli eventuali avanzi di gestione devono essere reinvestiti nell’attività sportiva. La differenza è nel margine operativo: le SSD hanno più spazio per strutturarsi come vere imprese sportive, pur rispettando i vincoli fiscali.
Le ASD, invece, devono mantenere un profilo più orientato alla promozione sociale, senza alcuna finalità commerciale. Questo vincolo è meno “radicato” rispetto alle ASD, ma resta comunque obbligatorio per rientrare nella normativa delle dilettantistiche.
Chi ha più accesso a finanziamenti e contributi?
Le ASD, in quanto enti associativi no profit, godono di un accesso facilitato a molte forme di finanziamento pubblico, bandi sportivi e contributi regionali o comunali.
Le SSD, pur potendo partecipare a numerosi bandi, vengono spesso considerate soggetti più “aziendali”, e in certi contesti possono incontrare maggiori limitazioni o requisiti più stringenti.
Gestione fiscale: snella o strutturata?
Dal punto di vista fiscale, sia ASD che SSD possono aderire al regime agevolato della Legge 398/1991, con tassazione forfettaria ridotta e semplificazioni contabili. Tuttavia, le SSD hanno più obblighi: devono redigere un bilancio secondo le regole delle società di capitali, tenere i registri contabili obbligatori e rispettare le norme fiscali in modo più rigoroso. Le ASD, invece, hanno margini più ampi per una gestione semplificata, soprattutto se operano esclusivamente con attività istituzionali.
In sintesi? Se cerchi una struttura più snella, con pochi oneri e un forte orientamento sociale, la ASD è spesso la scelta più naturale. Se invece vuoi impostare il tuo progetto con una visione imprenditoriale - in questa guida abbiamo raccolto tutto ciò che ti serve per aprire una palestra: dalle licenze ai costi, dalle attrezzature ai requisiti professionali - la SSD offre più solidità e tutele, a costo di maggiori responsabilità gestionali.
Quando conviene l’ASD e quando la SSD

Ora che conosci punti di forza e limiti di entrambe le opzioni, arriva la domanda decisiva: quale scegliere per il tuo progetto sportivo? La risposta dipende da diversi fattori, e non esiste una formula valida per tutti. Dipende da ciò che vuoi costruire, da come vuoi crescere e da quanto sei pronto a strutturarti. Vediamo insieme i criteri chiave per orientare la scelta.
Profit o no-profit? Parti dalla tua visione
Il primo nodo da sciogliere riguarda la natura della tua attività: vuoi costruire un progetto sociale, basato sulla promozione dello sport e sull’inclusione? Oppure stai progettando un’attività strutturata, con l’idea di farla crescere anche economicamente?
Se il tuo obiettivo è creare una realtà senza scopo di lucro, magari per una scuola calcio o un’associazione sportiva amatoriale, la ASD è la scelta più naturale. Ti permette di accedere a contributi, operare in modo snello e mantenere una gestione più semplice.
Se invece punti a un’attività più imprenditoriale, con prospettive di investimento, margini più ampi e una struttura societaria più solida, allora la SSD è lo strumento giusto.
Piccolo progetto locale o struttura con ambizioni?
Un altro criterio decisivo è la dimensione del progetto e il volume d’affari previsto.
Se stai avviando un’attività su scala contenuta, con entrate limitate e gestione semplificata, l’ASD ti permette di partire in modo agile, senza troppi vincoli burocratici.
Se però hai in mente una palestra, un centro sportivo polifunzionale o un’impresa sportiva con un team di lavoro, un piano di crescita e più fonti di reddito, la SSD ti garantisce una struttura più adatta a sostenere la complessità gestionale.
Scuole, eventi, centri fitness: cambia anche in base a cosa fai
Infine, conta molto anche la tipologia di attività che stai per avviare.
Le scuole sportive, le associazioni dilettantistiche giovanili, i progetti con forte impatto sociale trovano nella forma ASD uno strumento flessibile e ben riconosciuto dalle istituzioni.
Al contrario, per centri fitness, attività commerciali con servizi accessori (bar, shop, eventi, collaborazioni professionali) o strutture con dipendenti e investimenti importanti, la SSD ti offre una forma più strutturata e credibile anche verso fornitori e partner.
Nel prossimo capitolo ti aiuterò a fare il punto con un riepilogo chiaro per decidere davvero tra ASD e SSD.
Tabella comparativa ASD vs SSD

A questo punto, se hai deciso di strutturarti in modo più solido, non dimenticare un elemento chiave per la sostenibilità del tuo progetto: la gestione dei pagamenti. Offrire ai clienti la possibilità di pagare in comode rate senza interessi, grazie a soluzioni BNPL (Buy Now Pay Later) come Qomodo, ti permette di incassare subito e migliorare il flusso di cassa, consentendo a chi vuole iscriversi di suddividere la spesa in comode rate senza interessi.
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Conclusioni
Come abbiamo visto, la scelta tra ASD e SSD è una decisione strategica che influisce sul presente e sul futuro della tua attività. Scegliere bene significa costruire su fondamenta solide: quelle più adatte ai tuoi obiettivi, alla struttura che vuoi creare e al modo in cui vuoi relazionarti con collaboratori, soci, istituzioni e clienti.
Se stai progettando un’attività sportiva con una forte vocazione sociale e inclusiva, con un’organizzazione snella e un budget contenuto, allora l’ASD può offrirti l’agilità di cui hai bisogno. È l’ideale per scuole calcio, centri amatoriali, iniziative di promozione sportiva rivolte alla comunità.
Se invece hai in mente un centro sportivo più strutturato, con investimenti importanti, una visione imprenditoriale e l’obiettivo di crescere nel tempo, allora la SSD ti permette di operare con una forma più robusta e adatta al mercato, mantenendo comunque il legame con lo sport dilettantistico.
Nessuna forma è migliore in assoluto: è quella giusta per te che conta. E se ancora hai dubbi, affidarti a un commercialista esperto in diritto sportivo può fare davvero la differenza. Il primo passo per costruire un progetto vincente parte da qui: sapere dove vuoi arrivare e scegliere lo strumento giusto per farlo.
FAQ
È meglio aprire una ASD o una SSD per una palestra?
Dipende dalla visione e dalla struttura del progetto. Se l’obiettivo è sociale e il modello è snello, la ASD è più adatta. Se invece vuoi gestire l’attività in modo imprenditoriale e con maggiori tutele giuridiche, la SSD è la scelta giusta.
Posso usufruire del regime fiscale agevolato con entrambe le forme?
Sì. Sia ASD che SSD possono accedere al regime della Legge 398/1991, ma a condizioni diverse. Le ASD hanno gestione più semplificata, le SSD devono rispettare tutti gli obblighi contabili previsti per le società di capitali.