Se gestisci una palestra, un centro fitness o sei un personal trainer con un piccolo studio, probabilmente hai già sentito parlare di ASD, le associazioni sportive dilettantistiche.
Molti ti hanno detto che aprire una ASD è una soluzione più facile per gestire la tua attività sportiva, hai sentito parlare di vantaggi fiscali, agevolazioni e vantaggi burocratici, ma quali sono i reali vantaggi e svantaggi di una ASD? E soprattutto, conviene aprire una ASD? Perché dietro questa sigla ci sono vantaggi concreti, ma anche limiti, vincoli e rischi da conoscere bene.
In questo articolo, ti guideremo proprio nella valutazione di quello che significa davvero aprire e gestire una ASD: i vantaggi che puoi sfruttare, ma anche gli svantaggi e le criticità da non sottovalutare. Così potrai capire se questa strada è davvero quella giusta per il tuo progetto e il tuo business e fare una scelta consapevole e adatta alle tue esigenze. Scopriamo insieme, allora, tutti gli aspetti che devi conoscere prima di decidere.
Aprire una ASD: quando conviene e quando no

Aprire una ASD può sembrare una scelta intelligente, soprattutto se vuoi iniziare a lavorare nel mondo dello sport senza l’impatto economico e burocratico di una società vera e propria. Quella della ASD è una formula più “snella”, che offre agevolazioni fiscali e che permette di iniziare con pochi obblighi. Tutto vero, ma solo a certe condizioni.
Una ASD funziona bene quando gli obiettivi dell’attività sono davvero compatibili con lo spirito associativo: promuovere lo sport, coinvolgere un gruppo di soci, creare un ambiente inclusivo e partecipato. Se invece stai progettando una palestra o un centro fitness con logiche puramente commerciali, la strada della ASD può rivelarsi un vicolo cieco. Se sei interessato a comprendere più a fondo gli aspetti gestionali di una ASD, ti invito a leggere il nostro articolo su “Come funziona una ASD”. In questo capitolo, invece, analizziamo alcuni aspetti preliminari da considerare nella scelta della forma associativa più adatta al tuo progetto.
Obiettivi compatibili con una ASD
Le associazioni sportive dilettantistiche nascono per promuovere l’attività sportiva in modo amatoriale, educativo e senza fini di lucro. Questo non significa che non si possano generare entrate, ma che tutto deve ruotare attorno alla promozione dello sport tra i soci. Se stai pensando di aprire una ASD per offrire corsi, organizzare allenamenti o eventi interni e lavorare con uno spirito di gruppo, allora sei sulla buona strada.
Se invece il tuo obiettivo è costruire un’attività orientata al profitto, vendere servizi a clienti esterni e gestire tutto come un’impresa vera e propria, allora la forma associativa potrebbe non essere la scelta più adatta. In questi casi è più opportuno valutare soluzioni diverse, come una SSD o una SRL, che offrono una maggiore libertà operativa e una struttura più adatta a un business commerciale. Più avanti analizzeremo più nel dettaglio queste opzioni alternative.
Attività commerciali: i limiti da conoscere
Le ASD possono svolgere anche attività commerciali, ma devono essere sempre secondarie rispetto a quelle istituzionali. In pratica, puoi offrire corsi a pagamento, stipulare sponsorizzazioni o vendere merchandising, ma solo se queste attività restano in secondo piano rispetto a quelle rivolte ai soci. E soprattutto, è fondamentale che tutto sia previsto dallo statuto e gestito con una contabilità separata.
Attenzione però a non forzare troppo la natura dell’associazione: se le attività commerciali diventano predominanti o se la gestione si discosta da quella tipica di una realtà associativa (ad esempio mancano i soci reali o le assemblee), il rischio è che l’attività venga considerata di fatto un’impresa. In questi casi, si possono perdere le agevolazioni fiscali previste per le ASD, con conseguenze anche sul piano tributario. È quindi fondamentale costruire l’associazione su basi solide, rispettando forma e sostanza.
A proposito di gestione sostenibile e in regola: sapevi che molte ASD stanno semplificando la riscossione delle quote e degli abbonamenti offrendo ai propri soci la possibilità di pagare la quota associativa a rate? Qomodo, ad esempio, è il sistema Buy Now Pay Later pensato per semplificare i pagamenti per palestre, centri sportivi e ASD, permettendo loro di proteggere e amplificare il proprio flusso di cassa e consentire ai soci di suddividere il pagamento in più rate, senza interessi né finanziamenti. È un modo semplice per abbattere le barriere economiche, aumentare la partecipazione e rendere accessibili le attività a più persone, senza rinunciare alla sostenibilità economica della tua ASD.
Cosa valutare prima di aprire una ASD
Prima di costituire una ASD, fermati un momento a riflettere su tre aspetti chiave: la finalità, il gruppo di persone coinvolte e lo statuto.
La finalità deve essere chiaramente sportiva e dilettantistica, e non commerciale. L’associazione deve essere gestita da più persone, con una struttura minima composta da assemblea dei soci, presidente e consiglio direttivo. E lo statuto – il documento fondante – deve rispettare i requisiti previsti dalla normativa sportiva, con regole democratiche, divieto di distribuzione degli utili e obbligo di reinvestire gli avanzi nelle attività.
Insomma, se vuoi davvero costruire un progetto sportivo condiviso, inclusivo e centrato sui soci, la ASD può darti una mano concreta. Ma se il tuo obiettivo è vendere servizi, attirare clienti, investire e crescere come un’impresa, allora questa forma giuridica non è quella giusta per te.
Vantaggi dell’aprire una ASD

Aprire una ASD, se fatta nel modo giusto e per le giuste finalità, può offrire diversi vantaggi concreti, soprattutto per chi sta avviando un’attività sportiva con risorse limitate o vuole mantenere una struttura leggera. I benefici sono soprattutto di tipo fiscale, burocratico e gestionale, ma vanno letti con attenzione: non sono automatici e vanno conquistati rispettando le regole.
Vantaggi fiscali
Uno dei motivi principali per cui molti scelgono la forma associativa è il regime fiscale agevolato. Le ASD possono infatti accedere al cosiddetto regime 398, che prevede una tassazione forfettaria molto più bassa rispetto a quella di un’attività commerciale.
In pratica, l’associazione può applicare un’imposizione semplificata sulle entrate derivanti da sponsorizzazioni o altre attività commerciali secondarie. Inoltre, non è prevista l’IVA sulle quote associative e su tutte le attività istituzionali rivolte ai soci, un vantaggio importante soprattutto per le realtà più piccole.
Attenzione, però: questi benefici si applicano solo se l’attività viene condotta nel pieno rispetto delle norme previste per le ASD. Basta poco per perdere questi vantaggi, soprattutto in caso di controlli fiscali.
Costi di gestione ridotti
Rispetto ad altre forme giuridiche, una ASD comporta costi iniziali e di gestione molto più contenuti. Non serve un capitale minimo, non ci sono spese notarili obbligatorie per la costituzione, e anche la contabilità è semplificata, almeno fino a determinate soglie di entrata.
Questo permette a chi sta iniziando – come molti personal trainer o piccoli gruppi di istruttori – di avviare un’attività sportiva senza un grande investimento iniziale, e di concentrarsi sulla crescita graduale del progetto.
Agevolazioni su affitti, sponsorizzazioni e contributi
Uno dei vantaggi più rilevanti per chi apre una ASD è la possibilità di accedere a bandi pubblici, contributi economici e convenzioni riservate esclusivamente a enti del Terzo Settore o realtà senza scopo di lucro. Questo significa che, se operi nel rispetto delle finalità associative, puoi ottenere sostegni concreti per far crescere la tua attività sportiva, anche se sei all’inizio o con budget ridotti.
Molti Comuni, ad esempio, offrono tariffe agevolate per l’affitto di impianti sportivi pubblici – come palestre scolastiche, palazzetti o centri comunali – alle ASD che promuovono attività per bambini, ragazzi, anziani o categorie fragili. È un’opportunità concreta soprattutto per chi non ha una sede propria, e vuole partire contenendo i costi fissi.
Anche sul fronte delle sponsorizzazioni, le ASD godono di una posizione favorevole: le aziende che sponsorizzano associazioni sportive dilettantistiche possono scaricare fiscalmente la spesa come pubblicità, purché la sponsorizzazione sia documentata e coerente con l’attività svolta. Questo rende le ASD più “appetibili” per imprese locali o brand che vogliono supportare lo sport sul territorio e allo stesso tempo beneficiare di vantaggi fiscali.
Inoltre, molte ASD possono partecipare a bandi regionali o nazionali, promossi da enti pubblici, federazioni o enti di promozione sportiva, che mettono a disposizione fondi per l’acquisto di attrezzature, l’organizzazione di eventi, la formazione degli istruttori o il potenziamento delle attività sociali. Questi contributi, se ben intercettati, possono rappresentare un supporto economico importante per sviluppare progetti sportivi solidi, inclusivi e sostenibili nel tempo.
Maggiore flessibilità operativa (se ben gestita)
Una ASD, se organizzata correttamente, può offrire una buona flessibilità nella gestione delle attività, senza l’obbligo di rispettare le stesse regole rigide di un’azienda. È possibile collaborare con altri istruttori o tecnici sportivi, organizzare eventi interni, gestire gruppi e corsi in modo autonomo.
La struttura associativa, se costruita in modo serio e trasparente, lascia spazio alla progettualità e permette di coinvolgere attivamente i soci, creando una community attorno allo sport e al benessere. E questa, a volte, può essere una leva importante anche per la fidelizzazione.
In sintesi, i vantaggi ci sono e sono reali: meno costi, più agevolazioni, meno pressione fiscale. Ma – come vedremo nel prossimo capitolo – non tutto è semplice come sembra, e ci sono anche limiti e responsabilità che è fondamentale conoscere prima di partire.
Svantaggi e rischi dell’apertura di una ASD

Fin qui abbiamo visto tutti i vantaggi che può offrire una ASD. Ma è importante essere chiari: questa formula non è una scorciatoia priva di conseguenze. Se da un lato offre semplificazioni e agevolazioni, dall’altro impone regole rigide che vanno rispettate. Chi apre una ASD senza conoscerle bene, rischia di trovarsi presto in difficoltà.
Vincoli normativi e fiscali
Una ASD non è un’attività commerciale camuffata. È un’associazione con scopo sportivo e dilettantistico, e come tale deve operare nel rispetto di regole specifiche. Questo significa che non puoi vendere liberamente servizi a chiunque o promuoverti come un’azienda. Le attività devono essere rivolte principalmente ai soci, e tutte le entrate devono essere utilizzate per lo sviluppo dell’associazione, non per fini personali o di lucro.
In caso contrario, le autorità possono contestare la natura non commerciale della ASD, con il rischio di perdere le agevolazioni, dover versare imposte arretrate e affrontare anche sanzioni pesanti.
Rischi legati a una gestione superficiale
Molte ASD nascono senza una vera cultura associativa. Si improvvisa uno statuto copiato chissà dove, si coinvolgono soci solo sulla carta, si tengono assemblee mai convocate. Il problema è che la forma deve corrispondere alla sostanza.
Chi apre una ASD deve essere consapevole che servono documenti in regola, verbali delle assemblee, un consiglio direttivo attivo, regole chiare per l’ammissione dei soci, e una separazione ben definita tra attività istituzionale e commerciale. Serve tempo, attenzione e una certa competenza gestionale.
Limiti all’attività imprenditoriale
Una ASD non ti permette di gestire l’attività sportiva con la stessa libertà di un’impresa. Non puoi reinvestire liberamente gli utili per aprire una seconda sede, fare pubblicità aggressiva o ampliare l’offerta come faresti con una SRL. Qualsiasi avanzo deve essere reinvestito esclusivamente nelle attività associative, e le finalità devono rimanere non lucrative.
Questo può diventare un limite concreto per chi ha in mente un modello imprenditoriale. Se il tuo obiettivo è crescere, generare reddito e operare con logiche aziendali, la ASD rischia di diventare una gabbia, più che un’opportunità.
Maggiore esposizione ai controlli
Negli ultimi anni, il mondo delle ASD è finito spesso sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Questo perché alcune realtà hanno abusato del regime agevolato, utilizzando la forma associativa per mascherare vere e proprie attività commerciali con fini di lucro
Se la tua ASD non è strutturata correttamente, o se usi la forma associativa solo per sfruttare il regime di tassazione agevolata riservato alle ASD, sappi che il rischio di controlli e contestazioni è reale e nel caso di una gestione non oculata, l’Amministrazione Finanziaria recupera tutto ciò che si è considerato anche nel passato agevolato, e gli importi possono essere davvero elevati.
In conclusione, aprire una ASD conviene solo se sei disposto a gestirla nel rispetto delle sue regole, con attenzione e coerenza. Non è una scorciatoia fiscale, né un escamotage per avviare un’attività sportiva senza impegno: è una scelta che richiede consapevolezza, organizzazione e responsabilità.
Nel prossimo capitolo vedremo cosa cambia se scegli una forma diversa, e faremo un confronto pratico tra ASD, SSD e SRL, per aiutarti a capire quale modello è davvero adatto al tuo progetto.
Confronto con altre forme giuridiche

Prima di aprire una ASD, è utile fare un confronto con le altre opzioni disponibili. Esistono infatti forme giuridiche alternative che possono offrire maggiore flessibilità, libertà imprenditoriale o una struttura più adatta a seconda del tipo di attività che vuoi portare avanti.
Qui sotto trovi una panoramica dei tre confronti più utili: ASD vs SSD, ASD vs partita IVA e ASD vs SRL. Vediamo insieme le differenze principali.
ASD vs SSD (Società Sportiva Dilettantistica)
La SSD è una società vera e propria, che può avere forma di SRL o di società di persone, ma che mantiene lo stesso scopo sportivo dilettantistico della ASD. A differenza della ASD, però, la SSD ha natura commerciale, anche se può accedere alle stesse agevolazioni fiscali (come il regime 398) se rispetta i requisiti previsti.
Se vuoi mantenere lo scopo sportivo ma con una gestione più imprenditoriale, magari con investitori, quote societarie, responsabilità limitata e una maggiore libertà operativa. La SSD ti consente, ad esempio, di remunerare il capitale investito o avere una struttura più scalabile nel tempo.
Rispetto alla ASD, la SSD comporta costi più alti di costituzione e gestione (notaio, commercialista, bilanci ordinari), ma offre anche più protezione personale (soprattutto se in forma di SRL) e una maggiore possibilità di crescita.
ASD vs Partita IVA
Se sei un personal trainer e lavori in autonomia, la partita IVA è spesso la prima scelta che viene in mente. Ti consente di operare in modo libero, emettere fatture, fare pubblicità e strutturarti come un vero professionista.
La differenza principale è che con la partita IVA agisci come impresa individuale, e sei responsabile personalmente delle attività svolte. Hai più libertà, ma anche più oneri fiscali e contributivi, soprattutto una volta superate le soglie del regime forfettario.
Quando conviene la partita IVA?
Se offri servizi personalizzati, lavori con clienti diretti (non soci), vuoi gestire tutto da solo, senza i vincoli della struttura associativa. È la scelta migliore se il tuo lavoro è focalizzato sulla tua figura professionale, più che su un progetto sportivo collettivo.
Attenzione, però. Molti personal trainer valutano la forma ASD per abbattere costi e tasse, ma se manca la componente associativa vera (con soci, assemblee, statuto, ecc.), la ASD rischia di non reggere in caso di controlli. In questi casi, è più sicuro lavorare con partita IVA e restare in regola.
ASD vs SRL (per centri strutturati)
Se il tuo progetto è più ambizioso – ad esempio un centro fitness con dipendenti, investimenti importanti, più sedi, marketing strutturato – allora la SRL può essere la scelta più adatta.
Con una SRL hai massima libertà imprenditoriale, possibilità di attrarre soci o capitali, dividere utili e pianificare una crescita sul lungo periodo. Ovviamente, comporta più costi di avvio e gestione, ma è una struttura robusta e adatta a progetti che puntano alla crescita economica.
Rispetto alla ASD, la SRL è una forma completamente diversa: commerciale, con finalità di lucro, ma anche con più strumenti per proteggere il patrimonio personale e gestire un’attività in modo professionale. Non hai accesso alle agevolazioni per lo sport dilettantistico, ma puoi lavorare in piena autonomia senza i limiti statutari e fiscali di una associazione.
In sintesi, l’ASD è ideale se promuovi lo sport amatoriale, in modo condiviso, senza fini di lucro; la SSD è un buon compromesso tra attività sportiva e impresa, se vuoi crescere in modo strutturato ma mantenere lo scopo dilettantistico; la Partita IVA è ottima per chi lavora da solo e vuole agire come libero professionista; e infine, la SRL è perfetta per chi vuole costruire un centro fitness con obiettivi di impresa e sviluppo.
Nel prossimo capitolo ti guideremo attraverso una checklist pratica, per aiutarti a capire se la strada della ASD è davvero quella giusta per te.
Checklist: ti conviene davvero aprire una ASD?

A questo punto hai tutte le informazioni necessarie per valutare se aprire una ASD è la scelta giusta per il tuo progetto. Ma se hai ancora qualche dubbio, questa checklist ti aiuterà a fare chiarezza in modo semplice e pratico.
1. Qual è il tuo obiettivo principale?
Se la tua priorità è promuovere lo sport tra i soci, creare un ambiente inclusivo, offrire corsi o allenamenti amatoriali, allora sei sulla strada giusta. Ma se il tuo obiettivo è guadagnare, crescere come impresa o gestire un’attività commerciale, forse è il caso di considerare alternative più adatte, come una SSD o una SRL.
2. Hai un gruppo con cui condividere la gestione?
Una ASD non può essere gestita da una sola persona. Serve almeno un gruppo base composto da presidente, consiglio direttivo e soci. Se pensi di fare tutto da solo, forse è più coerente optare per una partita IVA individuale.
3. Sei disposto a rispettare le regole associative?
Gestire una ASD richiede attenzione: tenere le assemblee, redigere i verbali, ammettere nuovi soci, mantenere una contabilità separata tra attività istituzionale e commerciale. Non è complicato, ma richiede impegno costante e rispetto delle regole. Se stai cercando una strada “più facile”, la ASD potrebbe non esserlo affatto.
4. Le tue attività saranno rivolte principalmente ai soci?
Se pensi di lavorare con un gruppo stabile di soci e creare un percorso condiviso, allora sì, ha senso pensare a una ASD. Ma se il tuo modello è aperto a chiunque voglia pagare un servizio, senza legami associativi, la struttura rischia di essere forzata.
5. Hai considerato i rischi?
Hai valutato cosa potrebbe succedere in caso di controlli? Sai che se l’associazione si comporta come un'impresa commerciale potresti perdere i benefici fiscali e ricevere sanzioni? Se sì, e sei comunque pronto a rispettare le regole, allora puoi procedere con maggiore consapevolezza.
Se dopo questa checklist hai capito che la strada della ASD fa per te, ricorda che rispettare le regole è solo il primo passo. Per rendere davvero sostenibile e attrattiva la tua associazione, servono anche strumenti che migliorano l’esperienza degli iscritti.
Con Qomodo, ad esempio, puoi offrire ai tuoi associati la possibilità di pagare in comode rate, mentre la tua associazione incassa subito l’intero importo, senza rischi. È una soluzione semplice, trasparente e già utilizzata da molte ASD per semplificare la gestione del flusso di cassa e rendere più accessibili i corsi e le attività per i tuoi soci. Se vuoi costruire un progetto solido, inclusivo e moderno, inizia anche da qui: dai a tutti la possibilità di partecipare, senza barriere economiche.
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Conclusioni
Aprire una ASD può offrire vantaggi reali, soprattutto se sei all’inizio del tuo percorso nel mondo dello sport e vuoi una struttura semplice, con costi contenuti e un inquadramento fiscale favorevole. Ma, come avrai capito, non è una formula adatta a tutti i progetti.
Capire se conviene o meno aprire una ASD, dunque, dipende da te, dal tuo progetto, dalla tua visione. Se vuoi promuovere lo sport in modo dilettantistico, costruire una community attorno all’attività fisica e gestire tutto nel rispetto delle regole associative, allora sì: la ASD è una soluzione concreta e sostenibile. Se invece stai cercando di avviare un’attività imprenditoriale, crescere come impresa, reinvestire utili e lavorare con clienti paganti, forse è meglio valutare altre strade, più adatte a quei modelli di business.
In ogni caso, la scelta va fatta con consapevolezza, conoscendo vantaggi e svantaggi, opportunità e limiti.
FAQ
Posso aprire una ASD e lavorare come personal trainer?
Sì, ma solo se l'attività è svolta all’interno di un’associazione reale, con soci, assemblee e finalità dilettantistiche. Se l’obiettivo è guadagnare da clienti privati e operare in autonomia, è più adatta la partita IVA.
Una ASD può ricevere sponsorizzazioni o contributi pubblici?
Sì, le ASD possono ricevere sponsorizzazioni da aziende (deducibili come spesa pubblicitaria) e partecipare a bandi pubblici o contributi, se rispettano i requisiti associativi.